V. Mariani - 24-03-2007
"Non voglio finire sul giornale io!" Quest'enunciato mi è venuto fuori quasi incontrollato al termine di uno degli incontri, stavolta straordinario, rivolto a valutare l'andamento delle classi ma con la massima cura (troppo spesso nel senso etimologico di preoccupazione!) per le individualità e singole personalità che le compongono, il più delle volte intorno alla terza decina.
Non posso assolutamente rimanere tranquilla se, quasi tutti i giorni ormai, anche dalla scuola giungono notizie inquietanti di alunni/e docenti e dirigenti di volta in volta protagonisti, attivi o passivi, di atti di violenza o di comportamenti indecenti che finiscono come gesta eroiche pure su internet. Senza parlare delle famiglie che, a dire dei cantastorie della carta stampata che tali informazioni ci riportano di continuo (bramosi, forse, di cavalcare l'onda della notizia di tendenza?), difendono strenuamente la propria prole. Difesa che, secondo me, lì dove non è istinto animalesco, altro non è che il tentativo disperato di assolversi per la diseducazione trasmessa.
Non posso assolutamente rimanere tranquilla se, quasi tutti i giorni ormai, anche dalla scuola giungono notizie inquietanti di alunni/e docenti e dirigenti di volta in volta protagonisti, attivi o passivi, di atti di violenza o di comportamenti indecenti che finiscono come gesta eroiche pure su internet. Senza parlare delle famiglie che, a dire dei cantastorie della carta stampata che tali informazioni ci riportano di continuo (bramosi, forse, di cavalcare l'onda della notizia di tendenza?), difendono strenuamente la propria prole. Difesa che, secondo me, lì dove non è istinto animalesco, altro non è che il tentativo disperato di assolversi per la diseducazione trasmessa.